domenica 26 febbraio 2012

S I G N O R A G G I O = L'Islanda si LIBERA dal GIOGO del SIGNORAGGIO internazionale ed è il Popolo Islandese che DECIDE del SUO FUTURO con Democrazia Diretta - LA GRECIA = MASCHERANDOSI DA SALVATORI, privano il Popolo Greco della Sua Libertà e della Sua Identità Nazionale!


<*> BANDIERA GRECA COPERTA DI FIORI <*>

2/22/2012

Salviamo il popolo greco dai suoi salvatori - un appello

Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i nuovi poveri e i rifugiati si contendono l’immondizia nelle discariche pubbliche, i “salvatori” della Grecia, col pretesto che i Greci “non fanno abbastanza sforzi”, impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire dal quadro le classi medie.

L’obiettivo non è il “salvataggio”della Grecia: su questo punto tutti gli economisti degni di questo nome concordano. Si tratta di guadagnare tempo per salvare i creditori, portando nel frattempo il Paese a un fallimento differito.Si tratta soprattutto di fare della Grecia il laboratorio di un cambiamento sociale che in un secondo momento verrà generalizzato a tutta l’Europa. Il modello sperimentato sulla pelle dei Greci è quello di una società senza servizi pubblici, in cui le scuole, gli ospedali e i dispensari cadono in rovina, la salute diventa privilegio dei ricchi e la parte più vulnerabile della popolazione è destinata a un’eliminazione programmata, mentre coloro che ancora lavorano sono condannati a forme estreme di impoverimento e di precarizzazione.
Ma perché questa offensiva neoliberista possa andare a segno, bisogna instaurare un regime che metta fra parentesi i diritti democratici più elementari. Su ingiunzione dei salvatori, vediamo quindi insediarsi in Europa dei governi di tecnocrati in spregio della sovranità popolare. Si tratta di una svolta nei regimi parlamentari, dove si vedono i “rappresentanti del popolo” dare carta bianca agli esperti e ai banchieri, abdicando dal loro supposto potere decisionale. Una sorta di colpo di stato parlamentare, che fa anche ricorso a un arsenale repressivo amplificato di fronte alle proteste popolari. Così, dal momento che i parlamentari avranno ratificato la Convenzione imposta dalla Troika (Ue, Bce, Fmi), diametralmente opposta al mandato che avevano ricevuto, un potere privo di legittimità democratica avrà ipotecato l’avvenire del Paese per 30 o 40 anni.
Parallelamente, l’Unione europea si appresta a istituire un conto bloccato dove verrà direttamente versato l’aiuto alla Grecia, perché venga impiegato unicamente al servizio del debito. Le entrate del Paese dovranno essere “in priorità assoluta” devolute al rimborso dei creditori e, se necessario, versate direttamente su questo conto gestito dalla Ue. La Convenzione stipula che ogni nuova obbligazione emessa in questo quadro sarà regolata dal diritto anglosassone, che implica garanzie materiali, mentre le vertenze verranno giudicate dai tribunali del Lussemburgo, avendo la Grecia rinunciato anticipatamente a qualsiasi diritto di ricorso contro sequestri e pignoramenti decisi dai creditori. Per completare il quadro, le privatizzazioni vengono affidate a una cassa gestita dalla Troika, dove saranno depositati i titoli di proprietà dei beni pubblici.. In altri termini, si tratta di un saccheggio generalizzato, caratteristica propria del capitalismo finanziario che si dà qui una bella consacrazione istituzionale.
Poiché venditori e compratori siederanno dalla stessa parte del tavolo, non vi è dubbio alcuno che questa impresa di privatizzazione sarà un vero festino per chi comprerà.
Ora, tutte le misure prese fino a ora non hanno fatto che accrescere il debito sovrano greco, che, con il soccorso dei salvatori che fanno prestiti a tassi di usura, è letteralmente esploso sfiorando il 170% di un Pil in caduta libera, mentre nel 2009 era ancora al 120%. C’è da scommettere che questa coorte di piani di salvataggio – ogni volta presentati come ‘ultimi’- non ha altro scopo che indebolire sempre di più la posizione della Grecia, in modo che, privata di qualsiasi possibilità di proporre da parte sua i termini di una ristrutturazione, sia costretta a cedere tutto ai creditori, sotto il ricatto “austerità o catastrofe”. L’aggravamento artificiale e coercitivo del problema del debito è stato utilizzato come un’arma per prendere d’assalto una società intera. E non è un caso che usiamo qui dei termini militare: si tratta propriamente di una guerra, condotta con i mezzi della finanza, della politica e del diritto, una guerra di classe contro un’intera società. E il bottino che la classe finanziaria conta di strappare al ‘nemico’ sono le conquiste sociali e i diritti democratici, ma, alla fine dei conti, è la stessa possibilità di una vita umana. La vita di coloro che agli occhi delle strategie di massimizzazione del profitto non producono o non consumano abbastanza non dev’essere più preservata.
E così la debolezza di un paese preso nella morsa fra speculazione senza limiti e piani di salvataggio devastanti diviene la porta d’entrata mascherata attraverso la quale fa irruzione un nuovo modello di società conforme alle esigenze del fondamentalismo neoliberista. Un modello destinato all’Europa intera e anche oltre. E’ questa la vera questione in gioco. Ed è per questo che difendere il popolo greco non si riduce solo a un gesto di solidarietà o di umanità: in gioco ci sono l’avvenire della democrazia e le sorti del popolo europeo.

Dappertutto la “necessità imperiosa” di un’austerità dolorosa ma salutare ci viene presentata come il mezzo per sfuggire al destino greco, mentre vi conduce dritto. Di fronte a questo attacco in piena regola contro la società, di fronte alla distruzione delle ultime isole di democrazia, chiediamo ai nostri concittadini, ai nostri amici francesi e europei di prendere posizione con voce chiara e forte. Non bisogna lasciare il monopolio della parola agli esperti e ai politici. Il fatto che, su richiesta dei governanti tedeschi e francesi in particolare, alla Grecia siano ormai impedite le elezioni può lasciarci indifferenti? La stigmatizzazione e la denigrazione sistematica di un popolo europeo non meritano una presa di posizione? E’ possibile non alzare la voce contro l’assassinio istituzionale del popolo greco? Possiamo rimanere in silenzio di fronte all’instaurazione a tappe forzate di un sistema che mette fuori legge l’idea stessa di solidarietà sociale?
Siamo a un punto di non ritorno. E’ urgente condurre la battaglia di cifre e la guerra delle parole per contrastare la retorica ultra-liberista della paura e della disinformazione. E’ urgente decostruire le lezioni di morale che occultano il processo reale in atto nella società. E diviene più che urgente demistificare l’insistenza razzista sulla “specificità greca” che pretende di fare del supposto carattere nazionale di un popolo (parassitismo e ostentazione a volontà) la causa prima di una crisi in realtà mondiale. Ciò che conta oggi non sono le particolarità, reali o immaginari, ma il comune: la sorte di un popolo che contagerà tutti gli altri.
Molte soluzioni tecniche sono state proposte per uscire dall’alternativa “o la distruzione della società o il fallimento” (che vuol dire, lo vediamo oggi, sia la distruzione sia il fallimento). Tutte vanno prese in considerazione come elementi di riflessione per la costruzione di un’altra Europa. Prima di tutto però bisogna denunciare il crimine, portare alla luce la situazione nella quale si trova il popolo greco a causa dei “piani d’aiuto” concepiti dagli speculatori e i creditori a proprio vantaggio. Mentre nel mondo si tesse un movimento di sostegno e Internet ribolle di iniziative di solidarietà, gli intellettuali saranno gli ultimi ad alzare la loro voce per la Grecia? Senza attendere ancora, moltiplichiamo gli articoli, gli interventi, i dibattiti, le petizioni, le manifestazioni. Ogni iniziativa è la benvenuta, ogni iniziativa è urgente. Da parte nostra ecco che cosa proponiamo: andare velocemente verso la formazione di un comitato europeo di intellettuali e di artisti per la solidarietà con il popolo greco che resiste. Se non lo facciamo noi, chi lo farà? Se non adesso, quando?

di Vicky Skoumbi, Dimitris Vergetis, Michel Surya, rispettivamente redattrice e direttore della rivista Aletheia di Atene e direttore della rivista Lignes, Parigi; e (prime adesioni) Daniel Alvaro, Alain Badiou, Jean-Christophe Bailly, Etienne Balibar, Fernanda Bernardo, Barbara Cassin, Bruno Clement, Danièle Cohen-Levinas, Yannick Courtel, Claire Denis, Georges Didi-Hubermann, Ida Dominijanni, Roberto Esposito, Francesca Isidori, Pierre-Philippe Jandin, Jérome Lebre, Jean-Clet Martin, Jean-Luc Nancy, Jacques Ranciere, Judith Revel, Elisabeth Rigal, Jacob Rogozinski, Avital Ronell, Ugo Santiago, Beppe Sebaste, Michèle Sinapi, Enzo Traverso

per aderire: http://www.editions-lignes.com/sauvons-le-peuple-grec-de-ses.html


L'appello è stato pubblicato anche su il manifesto di oggi 22 febbraio e sul giornale Libération di ieri.

1 commenti:


Anonimo ha detto...
ben detto sergio
<*> I S L A N D A <*>


07/09/2011

SIGNORAGGIO BANCARIO: L'islanda è libera dal debito...


L’Islanda è libera, a te non dicono niente e i parlamentari vanno in vacanza

L’Islanda si è ribellata al debito. L’Islanda ha avuto il coraggio di farlo. Gli islandesi ora sono un popolo libero. Hanno nazionalizzato le banche e stilato una nuova costituzione mandando al diavolo banchieri e politici!
A partire dal 2003 l’Islanda aveva avviato il sistema dei conti on-line per portare soldi dall’estero. A portare fondi sono stati soprattutto inglesi e olandesi.
La situazione già disastrosa del debito estero delle banche divenne ancora più disastrosa nel 2008 con la crisi dei mercati finanziari e il conseguente fallimento delle banche principali del paese, e per finire la corona perse l’85% nei confronti dell’euro portando l’Islanda ha dichiarare bancarotta.
Ma la soluzione c’era, era anche molto comoda, ma non per gli islandesi! L’unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale volevano far rimborsare il debito, all’Inghilterra e all’Olanda che erano i maggiori creditori dell’Islanda, prendendolo direttamente dai cittadini! Dalla popolazione!
E il governo islandese cosa ha fatto? Ha accettato! Ha proposto ai cittadini il pagamento di 3 miliardi e mezzo di euro da pagare in 15 anni con un tasso di interesse del 5,5 %. Quindi ogni famiglia avrebbe pagato 100 euro al mese per 15 anni!

Il Referendum

A questo punto Ólafur Ragnar Grímsson, capo della Stato, non ratifica la legge e accetta invece la richiesta della popolazione di fare un referendum, ovviamente stravinto con il 93 %, per mandare a stendere il debito e tutti i creditori.
Nel frattempo il Fondo Monetario Internazionale aveva minacciato l’Islanda di congelare i risparmi sui conti correnti. Tutto questo per spaventare e invogliare gli islandesi a non aderire al referendum! Però che bella mossa, si arriva pure alle minacce!
Il referendum è stato vinto e il Fondo Monetario, come anticipato, ha congelato i risparmi. Siamo a marzo del 2010.
Ma il governo islandese non si ferma al referendum, indaga a fondo sulle responsabilità del disastro finanziario e viene arrestato l’ex- presidente della Banca Kaupthing, mentre gli altri banchieri scappano dal paese!

La nuova costituzione

E dopo? L’islanda ha fatto di più: ha redatto una nuova costituzione via internet sotto gli occhi di tutti i cittadini che potevano esprimere la loro opinione e ha votato un’assemblea di 25 cittadini!
Il popolo islandese ha cacciato via il diavolo, l’oppositore, e si è ripresa il proprio paese! Con l’Olanda e l’Inghilterra che adesso, i propri crediti concessi a tradimento del popolo, se li possono sì riprendere, ma solo nel mondo dei sogni! Nella verità non ci sono più!
Quindi, adesso, se l’Islanda ha avuto il coraggio e la forza di unirsi per rivoluzionare una nazione, cancellare i debiti, mandare a stendere i creditori delle banche e non del popolo, cosa impedisce adesso agli altri stati di fare la stessa cosa?
Possibile che come caproni (con tutto il rispetto per i caproni, sono anche animalista!) continuiamo ad andare avanti, continuiamo a cazzeggiare ai giochini su facebook e yahoo, e nel frattempo i parlamentari se ne vanno in vacanza in terra santa in un hotel a 5 stelle?
Possibile che noi cittadini della Comunità Europea continuiamo a subire le scelte che non sono del popolo? Fino a quando sopporteremo? Fino a quando saremo disposti a dire sì, non fare nulla e passare il tempo ai giochini di facebook?
Ma poi chi li ha messi sti giochi che obnubilano la coscienza e basta? Ti addormentano e distolgono la tua attenzione da ciò che succede in giro!

Il progetto di vita

Non credo che il progetto di vita del nostro paese sia quello di vivere in mezzo ai debiti e sottostare al volere di pochi. Questa non è coscienza di unità. Questo non è vivere secondo Natura.
La natura è libertà di espressione, libertà di volare, libertà dei diritti e dei doveri, libertà di scienza e coscienza.
Il tutto con responsabilità, che significa sapere cosa provoca ogni tuo azione, quale risultato genera su di te, sugli altri e sull’ambiente esterno.
Adesso non mettere la mano al portafoglio, non mettere la mano al cuore ma metti la mano al mouse e clicca su condividi! Non leggere e basta. Condividi ciò che il sistema nasconde alla gente. Non ti lamentare e basta. Condividi!




<*> LUCE INFINITA DELL'AMORE, DELLA COMPASSIONE E DELLA VERITA'<*>